“Io” è una porta
3ème Millénarie n. 72 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini - seconda
parte
Essendo la Coscienza connessa alla materia non-sensibile, la scintilla che proviene in apparenza dalla Coscienza
commette l’errore e si attacca immediatamente al legame con il non-sensibile. Questo è chiamato attaccamento.
Mettendo una grande attenzione alla realtà di questo legame, appare la sua inesistenza. Di conseguenza l’ “io”
esiste, perché non è investigato.
Si tratta di un modo d’insistere. Una
insistenza sulla fine di qualcosa (per questo si utilizzano termini come
“distruggere”, attraverso la visione della sua inesistenza.)
Si trova anche un altro aspetto, per me
ancor più importante. La terminologia secondo cui qualcosa deve prima
estinguersi può essere interpretata come un avvenimento nel tempo, una
sequenza. Il messaggio sembra: “prima questo, e solo dopo la libertà”. E’
chiaro per me che Ramana quindi
insista con forza sull’eterno presente, l’aspetto di luminosità intrinseco
all’ “Io”, che è già ora presente e
disponibile in me.
Nonostante il nodo creato dalla Coscienza
con il suo oggetto, il corpo fisico, la Coscienza è sempre restata pura, non
mescolata con niente. Siamo sollecitati a riconoscere e a comprendere che l’io
è sempre stato il “prodotto” della Coscienza come tale.
“L’ego funziona come il nodo tra il Sé che
è la Coscienza pura (Chit) e il corpo
fisico inerte e non-sensibile (jada).
L’ego è quindi chiamato il chit-jada
granthi. Nella vostra investigazione della Sorgente di aham-vritti, prendete l’aspetto essenziale Chit dell’ego; per questo motivo, la ricerca deve condurre alla
realizzazione della Coscienza pura del Sé”.
L’aham-vritti
di cui si tratta qui (il pensiero io) è anche chiamato aham idam da Ramana: la
combinazione dell’ “Io” (aham) con un
oggetto, un pensiero su qualcosa, su “questo” (idam). Aham-idam è perciò
costituito di pura Coscienza, o puro “Io” e di tutto quello di cui la Coscienza
è cosciente di, per così dire, tutto quello che è un oggetto di “Io”. La
maggior parte del tempo, questo oggetto (idam)
è sostituito da un altro ogni millesimo di secondo. Nel pensiero-io si produce
così un continuo cambiamento di “questo”, attraverso il quale l’ “Io”
s’identifica con numerosi oggetti ( io sono questo, aham-idam) mentre opera una separazione ( io e questo, cioè anche aham-idam). Nella combinazione aham-idam, idam si riferisce sempre ad una molteplicità, un’alternanza
continua. Ma l’aham resta identico a
se stesso, unico. Questo è importante. Quello che chiamiamo oggetto (materiale,
o percepibile dai sensi o psichico, un pensiero) risulta sempre dalle esistenze
simultanea del soggetto e dell’oggetto, aham
e idam (Io e questo). Sperimento ora la presenza di questo oggetto
particolare, poi sperimento la presenza di un nuovo oggetto, poi sperimento la
presenza di un altro ecc.
In altre parole, ogni volta che immaginiamo che ci siano solo oggetti
sottoposti alla nostra attenzione, c’è anche simultaneamente Io in quanto
soggetto.
Ma notiamo che non è in quanto Io, perché
questa forma personale è un oggetto, con una esistenza solo temporanea, ma che
facciamo riferimento al soggetto (Io) senza il quale nessun oggetto è
possibile. Allora, molto semplicemente, non accade nulla.
Il consiglio di Ramana è questo: state con il soggetto sempre presente. E anche se
più volte siete attirati verso degli oggetti, non è grave. Dal momento in cui
conoscete questa tendenze, riconoscete subito il soggetto (l’aspetto luminoso)
sempre presente nell’oggetto. E’ sempre lì. Non è mai assente.
Il consiglio è di stare con aham, Io, che diventa sempre più puro e
sempre meno distratto da credenze come “io sono questo” “faccio bene”, “non
valgo nulla”, ecc. Seguendo queste indicazioni, riconoscete la presenza del
puro Io, sempre soggetto, intrinsecamente luminoso, che spande la sua luce su
tutti gli oggetti.
La sua luce? Si, la sua, perché più cercate
la sorgente dell’ Io, più potete vedere che l’io è totalmente Io, totalmente
non-oggetto, splendente, un continuo “Io, Io, Io, Io”. Da adesso Io è presente
ed è radioso in permanenza. Si, è ancora intriso con ogni sorta di “questo” o
“quello”, ma ciò non cambia né il suo splendore né la sua luminosità. Ma gli
oggetti sono riconosciuti come tali, e si riassorbono nell’Io puro.
L’effetto della domanda “Chi sono io” è che
tutti gli oggetti spariscono e resta solo il vuoto, una essenza di tutti gli
oggetti. E’ “Io” nella pura essenza del termine. Stando lì, vi siete fusi in
quello che Ramana chiamava Aham sphurana, la prima vibrazione-Io,
la sorgente di tutta la manifestazione.
Egli utilizzava spesso l’espressione Aham sphurana come un’indicazione per
“Io, Io (Aham Aham), l’emanazione più
fondamentale di “Io”. Sphurana è
qualcosa come il primo splendore, la vibrazione dell’origine ancora totalmente
pura. Aham sphurana è presente in
modo continuo, sempre nuovo e fresco ed è esattamente ciò che io sono sempre.
In realtà Io non è mai stato divorato o non si è mai impregnato di nulla.
Questa insistenza è cruciale. Se no il
malinteso, che si trova nella credenza dell’esistenza di un io realmente
cattivo che deve essere distrutto e di un io nuovo che apparirà, non può che
approfondirsi. In realtà non ci sono due io; nessun io ha bisogno di essere
sostituito da un io pulito e puro.
L’Io è sempre lo stesso, sempre intrinsecamente
luminoso e presente. Il termine “distrutto” usato da Ramana si riferisce al pensiero-io (aham-vritti), l’incatenarsi dell’Io con un oggetto (aham-idam), la tendenza dell’Io a
presentarsi come oggetto. In una conferenza, descrivendo la fine dell’incatenamento
dell’Io con un oggetto, Ramana
utilizza la terminologia “l’Io resta puro”, cioè resta Io nello stato puro,
primordiale. Non dice: “vien fuori un altro Io”. Qualcosa è stato sempre là e
questo resta nella sua forma pura: Io - Io.
Un’ altra volta dice: “L’Io lancia
l’illusione dell’io e tuttavia rimane Io” Questo è il paradosso della
Realizzazione del Sé. Il realizzato non vede nessuna contraddizione in questo.
E poi dice: “Solo la distruzione dell’io (il pensiero-io) è liberazione. Ma non
può essere raggiunta che conservando sempre l’attenzione sull’Io- Io. C’è un
solo Io sempre; ma ciò che appare di tanto in tanto è il falso pensiero-io;
mentre l’Io intuitivo abita il Sè luminoso, anche prima che si manifesti”.
Quando accettiamo il consiglio di mantenere
la nostra totale attenzione sul soggetto puro, la pura coscienza esclude tutti
gli oggetti.
Ma può sorgere la domanda: questa
insistenza sul puro Io non è un po’ strana in un approccio non-duale?
Il punto di partenza di due realtà (la
Coscienza e la materia inerte) sembra già dualista. E il consiglio di
focalizzare l’attenzione su una sola di queste due realtà, la Coscienza pura o
il puro Io, può legittimamente qualificare questa via come duale.
Come un tale approccio dualista può
condurre alla non-dualità?
Ramana
direbbe che, finché sentite l’obbiettivo separato dal soggetto, rimanete con un
punto di vista dualista, quindi dovete solo insistere sull’aspetto della
coscienza. “Si deve dapprima discriminare la coscienza (chit) dal non sensibile (jada)
e essere solo coscienza. Più tardi lasciatela realizzare che il non-sensibile
non è fuori dalla coscienza”.
E
“Conoscete prima il soggetto, poi le domande sull’oggetto. Il soggetto
comprende anche l’oggetto. Questo aspetto particolare è un punto di ogni comprensione.
Vedete voi stessi in primo luogo, poi vedete gli oggetti”.
“Io e gli oggetti appaiono insieme ora. Ma
gli oggetti sono contenuti nell’Io, gli oggetti devono dissolversi e diventare
uno con l’Io. L’Io che resta è il vero Io” Questo Io sempre presente e vero è
quello che resta quando la mescolanza di “io sono questo” o “me, questo” è
purificata da tutti “questi” attraverso la domanda “Chi sono io?”. L’Io – Io
non può divenire manifesto (sphurana)
che con la caduta del velo formato da tutti “questi”. La forma fondamentale di
manifestazione, sphurana, non è una
manifestazione nel senso abituale del termine. Non si può cambiare in un
oggetto. Potete solo fondervi con il riconoscimento (Io, Io, continuo,
inalterabile, senza forma, senza contenuto, né suono, né colore”.
Ecco ciò che dovete fare: stare in questo
luogo, stateci e riposatevi dentro. Tutto ciò che è possibile al di là,
l’Assoluto, il Risveglio, o qualsiasi nome usiate, è dell’ordine della Grazia.
State in quel luogo “Io – Io”. Qui la vostra ricerca finisce.
Dunque, in risposta alla domanda “perché
gli insegnanti dell’Advaita usano il
termine io come qualcosa di vero? Si può rispondere che è a causa della grande
vicinanza con l’Io; è la cosa più vicina che ci sia. Tutti lo riconoscono come “se-stesso”.
Ecco tutto ciò che c’è sul tema della Realizzazione del Sé e ognuno di noi deve
vedere da sé che l’Io è la presenza che è sempre qui; è la Realtà. Non è mai
altrove. Non avete bisogno di cercarla, non avete bisogno di andare altrove per
sperimentare l’Io. Dovunque andiate, ci siete già. L’Io è una porta, ed è
sempre aperta.